Quando sport e politica vanno a braccetto
Parlare di politica, si sa, può generare divisioni e favorire i litigi; lo stesso Galateo vieta espressamente che i partecipanti a una tavolata si mettano a conversare intorno a tale argomento. Non c’è da stupirsi in fondo, visto che quando si tratta dell’arte del buon governo si va a toccare un nervo scoperto. Insomma: bisognerebbe stare sempre molto attenti quando, a parole, si esaltal’operato di un partito oppure si denigra quello di un altro, cosa che evidentemente non fanno quegli sportivi che non nascondono le proprie preferenze politiche. Sport e politica negli Usa, come risaputo, vanno a braccetto, soprattutto ora che le Presidenziali sono entrate nel vivo. Sebbene la sfida tra Biden e Trump sia ormai alle battute decisive, è da tempoche i cestistidella NBA e i professionisti del football americano hanno fatto capire che Donald non è il Presidente che vorrebbero vedere ancora alla Casa Bianca per i prossimi 4 anni. Se non c’è stato un endorsement direttoper l’asino democratico poco ci manca!Ricordate quando i giocatori dei Jacksonville Jaguars e quelli dei Baltimore Ravens si sono inginocchiati per protestare contro Trump che aveva accusato i professionisti della NFLdi essere poco patrioti visto che non cantavano l’inno? A suo dire avrebbero meritato addirittura di essere licenziati! Avete per caso dimenticato il gesto, mediaticamente forte, del quarterbackdei San Francisco 49ers, Colin Kaepernick, che si era rifiutatodi alzarsi per l’inno a stelle e strisce prima dell’amichevole con i Green Bay Packers? Noi no,e potremmo così continuare. Discorso simile vale per l’NBA con Steve Kerr che senza fare riferimenti espliciti disse un giorno:” Questi non sono tempi normali”. Ogni allusione a persone non è puramente casuale. Qualche simpatizzante per l’attuale Presidente degli Usa che faccia parte o abbia fatto parte del mondo dello sport? Uno c’è ed è Aubrey Huff,ex base dei San Francisco Giants e giocatore chiave delle World Series del 2010, che non ha mai nascosto le sue simpatie per l’attuale inquilino della Casa Bianca. Com’è ovvionon sappiamo chi sarà il nuovo Presidente degli Stati Uniti ma possiamo affermare senza ombra di dubbio che Trump non è molto popolare tra gli atleti americani.
Tutti contro Trump?
Come accennato, il mondo sportivo americano, e in particolare la NBA, ha preso posizione nel sostenere alle prossime Presidenziali di novembre il candidato democratico Joe Biden. LeBron James, in particolare, in più di un’occasione non ha fatto mistero di non sopportare, per usare un eufemismo, Donald Trump e sicuramente non vedrà l’ora di accogliere alla Casa Bianca, con un post sui social, l’esponente dell’asinello. Lo stessodicasi per Kevin Durant che, dopo aver vinto il titolo con i Golden State Warriors nel 2017, fece capire, senza mezzi termini, che non sarebbe mai andato da Trump a festeggiare l’anello perché non aveva alcun rispetto per il comandante in capo delle forze armate statunitensi. Lungi da noi entrare nell’agone politico tra Repubblicani e Democratici, da cui siamo sicuri non saremmo in grado di uscirne, tuttavia appare innegabile come l’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America, se vorrà essere rieletto, non potrà certo fare affidamento sulle stelle dello sport. Gli unici alleati del tycoon parrebbero essere il Kenya e l’Africa evangelica che si starebbero mobilitando per lui pregando affinché possa essere riconfermato. Meglio che niente verrebbe da dire.Immaginate che faccia farebbe Stephen Curry, che ad agosto riferendosi al Presidente Usa in carica ha detto: “Il mio barometro è lui: se l’attuale presidente è arrabbiato per qualcosa di cui qualcuno sta parlando, allora probabilmente stai dicendo la cosa giusta”, se Trump per qualche motivo venisse rieletto, e che dire poi di quella di LeBron James, forse il “nemico” numero uno del magnate? Qualche giorno ancora di pazienza elo scopriremo.