“Mi chiamo Francesco Totti”: il biopic sul fuoriclasse della Roma è già un caso
Il documentario su Francesco Totti strappa applausi e fa discutere
Il 2020 è stato un grande anno per i documentari e le serie televisive dedicate ai campioni dello sport e alle grandi gesta sportive. Nel corso di questi dodici mesi sono stati tanti i titoli usciti sul piccolo e grande schermo che hanno fatto innamorare milioni di appassionati in giro per il mondo e fan di tutte le discipline sportive che hanno potuto vedere e conoscere lati nascosti e curiosi segreti dei propri beniamini e delle proprie squadre del cuore.
Da “The Last Dance”, il film in dieci puntate che ha raccontato la stagione NBA 1997/1998 dei Chicago Bulls di Michael Jordan, fino all’acclamato “All or Nothing: Tottenham”, la docu-serie incentrata sulle vicissitudini degli Spurs di Jose Mourinho in Premier League, il panorama di scelta è stato piuttosto ampio.
Anche l’Italia ha avuto la sua pellicola a tema sportivo che ha strappato applausi e consensi dalla critica: stiamo parlando di “Mi chiamo Francesco Totti”, il biopic diretto dal regista Alex Infascelli (documentarista romano già vincitore del David di Donatello per “S Is for Stanley – Trent’anni dietro al volante per Stanley Kubrick”) che ha fatto a pezzi la figura del fuoriclasse ed ex capitano della Roma, restituendo un Totti più umano, un campione vicino alla gente.
Totti e la Roma, un amore durato quasi trent’anni
Francesco Totti ha cominciato a giocare nelle giovanili della Roma nel 1989 (un anno prima Ariedo Braida tentò, senza successo, di portarlo al Milan). Nella stagione 1992/1993, grazie all’allora allenatore giallorosso Vujadin Boškov, il giovane di Porta Metronia venne promosso in prima squadra ed esordì in Serie A quando aveva soltanto 16 anni, nel corso della vittoria della Roma a Brescia. Nel 1993 con Carlo Mazzone, Totti fece il suo ingresso in campo dal primo minuto in Coppa Italia contro la Sampdoria mentre, l’anno successivo, fece l’esordio assoluto nell’undici titolare in Serie A sempre contro la Sampdoria all’Olimpico (con la Roma sconfitta per 1-0).
Da allora è stato un susseguirsi di partite, tutte giocate con i giallorossi, sino al 28 maggio del 2017 quando Totti salutò il suo pubblico in quella che è stata l’ultima gara ufficiale giocata dal campione capitolino all’Olimpico con la Roma.
Il documentario di Alex Infascelli racconta tutto questo e molto altro. Nel film è proprio Totti a narrare fuori campo la sua storia, in una sorta di confessione assai intima che il fuoriclasse della Roma rende ai suoi amici più cari e a tutti i suoi tifosi.
Grande spazio anche ai sentimenti e ai rapporti umani che per il capitano della Roma si fondono in un unico nome, Ilary Blasi, il grande amore e la compagna di una vita del Pupone, la persona più importante, come vedremo, per la carriera dell’ex numero 10 giallorosso. Con la showgirl è stato un vero e proprio colpo di fulmine. Dal fidanzamento al matrimonio, dalla nascita dei tre figli fino all’arrivo in famiglia della gatta Donna Paola, la vita di Totti e consorte è sempre stata sotto i riflettori e sulle copertine più patinate.
Tra i momenti da ricordare ci sono lo Scudetto vinto dalla Roma nel 2001 e la Coppa del Mondo vinta dall’Italia di Marcello Lippi in Germania nel 2006. E poi ancora le sirene del Real Madrid nel momento del maggior splendore della carriera del Pupone, con l’intervento provvidenziale della moglie Ilary che riuscì a convincere il proprio compagno a restare nella Capitale e a legarsi per sempre ai colori della Roma.
I protagonisti della vita di Totti
Non solo la moglie Ilary Blasi ha giocato un ruolo fondamentale per la carriera di Totti. Tanti, infatti, sono stati i personaggi protagonisti della vita del campione. Parlando dell’aspetto professionale del numero 10 giallorosso non si può non citare il ruolo fondamentale che ha avuto Vito Scala, lo storico preparatore di Totti, una sorta di secondo padre che è sempre stato presente nella vita sportiva del fuoriclasse giallorosso. E poi ancora Giuseppe Giannini, il Principe, l’idolo del Totti ragazzino, colui che ha lasciato il testimone (e la maglia numero 10 giallorossa) al campione della Roma; infine gli allenatori, come il già citato Mazzone e come Carlos Bianchi e Luciano Spalletti, due tecnici che spesso e volentieri sono entrati in disaccordo con Totti, inimicandosi di conseguenza tutta la tifoseria dei giallorossi.